Vita da scrittore

Nel mio immaginario di bambina, lo scrittore era un personaggio solitario, un uomo panciuto e barbuto che, al tramonto, contemplava l’orizzonte, l’oceano piatto e il cielo aranciato, dal promontorio di un faro su una sperduta isola dall’erba verde smeraldo; tra le labbra una pipa e in mano un bicchiere di whisky invecchiato.

 

Nelle mie convinzioni da adolescente, lo scrittore era un personaggio che passava il suo tempo nella veranda dipinta di bianco di una casa in stile coloniale, in mezzo a verde di un parco boscoso; in una mano un bicchiere di tè freddo, nell’altra una matita per segnare le eleganti note a margine di un manoscritto e lo schermo del pc su cui scorrono sempre pagine piene di parole stupende.

 

Nella mia consapevolezza di donna adulta lo scrittore ha scadenze ben definite, richieste da parte dell’editore e compromessi fatti con l’editor. Partecipa a riunioni d’affari, ha un tizio che segue i suoi profili social, un tizio che sceglie i pezzi del suo guardaroba e, un giorno, un tizio che scrive i libri che lo scrittore poi firma pieno di idee valide ma senza il potenziale per svilupparle, gli manca il tempo, la concentrazione, la predisposizione d’animo perché scrivere è il lavoro che deve pagare lo stipendio a lui e tutti i suoi collaboratori, eppure, ogni volta che può ordina whisky e tè freddo.

 

Nella mia realtà quotidiana di responsabile di area in una multinazionale, la scrittrice, una donna in questo caso, è una figura mitologica:  ha un lavoro d’ufficio che le occupa quasi sessanta ore a settimana e vagonate di ferie arretrate che forse non riuscirà mai a fare; il piano della cucina pieno di piatti da mettere in lavastoviglie perché è una maniaca del controllo e non vuole un aiuto domestico, un calendario fitto di impegni e il tempo per scrivere risicato al minimo, rubato nelle pause pranzo che hanno ormai frequenza bimestrale, qualche ora racimolata alla sera o nei week end, diversi Megabite di note audio piene di appunti raccolti direttamente dalla bocca dei protagonisti nei luoghi più improbabili (l’auto, il supermercato, la lavanderia sotto casa) e fogli pieni di scene abbozzate buttando un occhio alla tastiera e uno all’orologio che segna le due del mattino. Scrivere non è un lavoro semplice, quando non è un lavoro.

 

Forse la mia idea di come sia la vita da scrittore si è evoluta di pari passo con il mio cinismo. Ci sono tanti, tantissimi scrittori e scrittrici che non rientrano in nessuno delle mie precedenti caratterizzazioni o ci rientrano solo in parte perché ognuno di noi è o può essere uno scrittore, chiunque di noi che provi un discorso allo specchio o rimugini su come dare una notizia o mettere a conoscenza qualcuno di un informazione, chiunque immagini il momento in cui incontrerà chi adesso gli manca o pensi alle bellezze che incontrerà nel suo prossimo viaggio, chiunque sia malinconico o solo nostalgico.

La tecnica di scrittura, la proprietà di linguaggio e la capacità di affascinare il lettore sono sicuramente d’aiuto ma sono scrittori sia i buoni che i cattivi scrittori indipendentemente che abbiamo o meno tecnica e capacità o un qualche tipo di talento.

Scrivere è un’attitudine, la tecnica si impara e la competenza si acquisisce, è la passione quella che non deve mancare. Quello che conta di uno scrittore è solo ed esclusivamente la percezione che egli ha di sé stesso. Scrivere è un mestiere solitario, tutto il resto che gira intorno alla scrittura non è altro che business di cui dovrebbe occuparsi chiunque ma non lo scrittore il cui unico pensiero dovrebbero essere le parole, gli occhi con cui le legge dal mondo e dai volti della gente, il tè, il whisky o, tuttalpiù, il tè al whisky.

 

Scrivere per passione, un atto puramente egoistico? Ovviamente sì. Chi non lo far per soddisfare il proprio ego lo fa per il piacere che ne trae, o una o l’altra e tutto si riconduce a questo.

La vita da scrittore non si descrive con le ore in cui scrive, legge o vive, ma solo per l’effetto che fanno le parole che mischia, la sopraffina arte dello scrivere per il proprio piacere. Quindi immaginate la scena, fatela vostra, e iniziate a scrivere.