Lo stile narrativo, un marchio di fabbrica

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La prima impressione è TUTTO

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L’insostenibile pesantezza dell’editing

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(Dis)avventure tecnologiche

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La parola all’autore

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L’arte di scrivere

Scrivere un libro è la cosa più semplice al mondo. Scrivere un buon libro è tutta altra faccenda.

Per scrivere un buon libro bisogna curare alcuni aspetti chiave, la sviluppo della storia deve essere ben fatto e strutturato, i personaggi ben definiti e la temibile cronologia degli eventi coerente con lo stile narrativo.


In molti vi diranno che una buona storia è un’alternanza di up & down che tengano sempre il lettore curioso e interessato, il finale non deve essere banale, nemmeno a dirlo, ma non deludere le aspettative. I personaggi non possono ovviamente macchiarsi della colpa di essere ordinari né tantomeno prevedibili, non sia mai! Le descrizioni dei luoghi – ascoltate bene, questa è bella – devono essere così accurate da poter essere visualizzati ma non possono essere eccessivamente lunghe per evitare che annoino. Se parliamo di un romanzo di genere – prendiamo ad esempio i romance - vi ficcate in un vero e proprio ginepraio: scene di sesso si/no? Fornire i dettagli o lasciare tutto all’immaginazione? Lasciare parlare i protagonisti anche mentre copulano o lasciarli darsi semplicemente da fare?

Insomma l’avrete capito da soli, scoprire la formula giusta è più complicato che scoprire il segreto per l’eterna giovinezza.

Qualcuno potrebbe pensare a questo punto che io abbia le idee un po’ confuse e che forse sia il caso di rivolgersi a qualcuno più esperto, ah sì certo: “seguirò un corso di scrittura creativa!”.

Ottima idea. Vai, vai. (n.d.r. SARCASMO!)


Se avete letto abbastanza, e con abbastanza intendo più di un libro, quindi anche due va bene, avrete sicuramente notato che ognuno scrive come gli pare. Ci sono gli autori che si dilungano in pagine e pagine di descrizioni interminabili, quelli che vi permettono a malapena di capire se si tratta di un monolocale o un maniero quello in cui si svolge la storia; tra uno e l’altro estremo c’è tutta una varietà di infinite sfumature. Non parlo solo dei cattivi scrittori ma anche di quelli bravi, anzi, concedetemelo, apprezzati.

La verità è che, indipendentemente da parere di uno o dell’altro, l’unica regola che veramente valga si potrebbe riassumere con il famoso adagio “de gustibus”. Scrivere, esattamente come leggere non è altro che una questione di gusti, c’è chi il caffè lo prende amaro, c’è chi lo prende molto zuccherato e c’è chi non lo gradisce proprio: la scrittura creativa è esattamente come il caffè, incline alle esigenze del consumatore.


Sicuramente ci sono ottime strategie di marketing, in quanto si parla sempre e comunque di consumatori, sempre e comunque di prodotti, e ovviamente quelle funzionano, tutte! Se siete uno scrittore che scrive per fare business avete trovato la vostra pentola di monete d’oro, imparate ad applicare le strategie commerciali del momento e farete successo. Non vi auguro buon divertimento perché stimo vi divertirete piò o meno come un venditore di auto usate.

Se siete uno di quelli scrittori che lo fanno per il piacere di mettersi davanti al foglio bianco e dare vita al loro universo creativo:

- studiate la tecnica ma usate solo quello che vi appartiene;

- scrivete solo ed esclusivamente quello che vi da piacere scrivere;

- non date retta a nessuno, ascoltate ma poi scrivete sempre e solo quello che vorreste leggere!


Tanto più che l’innovazione, l’invenzione di nuovi generi letterari, non nascono certo da idee preconfezionate e ben rodate; come i più grandi successi arrivano da artisti folli che hanno arbitrariamente deciso di ignorare le convenzioni usando un modo di pensare anticonformista.

Che vi sia chiaro, il fallimento commerciale sarà appostato davanti alla vostra finestra, ma se scrivete per il vostro piacere questo non conta. 


Altra pessima strategia è tentare di snaturarsi. Prendere spunto, ad esempio, dallo scrittore preferito potrebbe rivelarsi catastrofico. La scrittura deve essere in linea con le proprie corde o quello che si otterrà non sarà altro che una bruttissima imitazione.


Qualcosa che, invece, dovrebbe sempre guidare la scrittura è l’accuratezza: garantire la coerenza del tempo verbale usato, del punto di vista espresso (prima o terza persona), la grammatica, l’accuratezza delle citazioni, a meno che, ignorare questo genere di aspetti non sia esattamente il vostro stile narrativo.


Da chiarire subito, anche se poi cambierà alternativamente nel tempo, è l’obbiettivo che perseguite, perché state scrivendo? “Voglio diventare uno scrittore ricco e famoso”, “Voglio scrivere un romanzo che resterà nella storia” oppure – la mia preferita – “Voglio scrivere e basta”. Qualunque sia il motivo è una buona idea capire, sin da subito e di volta in volta, che traguardo vi volete raggiungere in modo da regolare la vostra velocità di crociera.

Se volete diventare uno scrittore ricco e famoso: “vendere, vendere, vendere e, accidenti, vendere!”, allora sarà di certo il caso che iniziate a pensare a come essere uno scrittore che fa business e lavoriate per arrivare ad avere i fondi per retribuire il tempo di un editor professionista (No, quella vostra amica bravissima in italiano non basta di certo) e poi qualcuno che vi gestisca i contatti sui social, ancora una volta, possibilmente, un professionista. Bisognerà che studiate a uno di quei corsi di scrittura creativa, che impariate a comprendere il mercato e come si evolve e, soprattutto, che produciate come forsennati. Benvenuti nel capitalismo!

Se siete particolarmente confidenti nelle vostre capacità, perché, come vi dicono tutti, “scrivete troppo bene, dovreste fare lo scrittore”, avete due scelte: puntare a farvi pubblicare da un editore, quindi vedi quanto detto poco sopra, o provare a promuovervi da soli attraverso il self-publishing.


Se non siete scrittori che vogliono fare business godetevi la scrittura e tappatevi le orecchie ma sappiate che le critiche negative non vengono risparmiate a nessuno, nemmeno al migliore degli scrittori e sicuramente non agli innovatori. Buona scrittura!

Vita da scrittore

Nel mio immaginario di bambina, lo scrittore era un personaggio solitario, un uomo panciuto e barbuto che, al tramonto, contemplava l’orizzonte, l’oceano piatto e il cielo aranciato, dal promontorio di un faro su una sperduta isola dall’erba verde smeraldo; tra le labbra una pipa e in mano un bicchiere di whisky invecchiato.

 

Nelle mie convinzioni da adolescente, lo scrittore era un personaggio che passava il suo tempo nella veranda dipinta di bianco di una casa in stile coloniale, in mezzo a verde di un parco boscoso; in una mano un bicchiere di tè freddo, nell’altra una matita per segnare le eleganti note a margine di un manoscritto e lo schermo del pc su cui scorrono sempre pagine piene di parole stupende.

 

Nella mia consapevolezza di donna adulta lo scrittore ha scadenze ben definite, richieste da parte dell’editore e compromessi fatti con l’editor. Partecipa a riunioni d’affari, ha un tizio che segue i suoi profili social, un tizio che sceglie i pezzi del suo guardaroba e, un giorno, un tizio che scrive i libri che lo scrittore poi firma pieno di idee valide ma senza il potenziale per svilupparle, gli manca il tempo, la concentrazione, la predisposizione d’animo perché scrivere è il lavoro che deve pagare lo stipendio a lui e tutti i suoi collaboratori, eppure, ogni volta che può ordina whisky e tè freddo.

 

Nella mia realtà quotidiana di responsabile di area in una multinazionale, la scrittrice, una donna in questo caso, è una figura mitologica:  ha un lavoro d’ufficio che le occupa quasi sessanta ore a settimana e vagonate di ferie arretrate che forse non riuscirà mai a fare; il piano della cucina pieno di piatti da mettere in lavastoviglie perché è una maniaca del controllo e non vuole un aiuto domestico, un calendario fitto di impegni e il tempo per scrivere risicato al minimo, rubato nelle pause pranzo che hanno ormai frequenza bimestrale, qualche ora racimolata alla sera o nei week end, diversi Megabite di note audio piene di appunti raccolti direttamente dalla bocca dei protagonisti nei luoghi più improbabili (l’auto, il supermercato, la lavanderia sotto casa) e fogli pieni di scene abbozzate buttando un occhio alla tastiera e uno all’orologio che segna le due del mattino. Scrivere non è un lavoro semplice, quando non è un lavoro.

 

Forse la mia idea di come sia la vita da scrittore si è evoluta di pari passo con il mio cinismo. Ci sono tanti, tantissimi scrittori e scrittrici che non rientrano in nessuno delle mie precedenti caratterizzazioni o ci rientrano solo in parte perché ognuno di noi è o può essere uno scrittore, chiunque di noi che provi un discorso allo specchio o rimugini su come dare una notizia o mettere a conoscenza qualcuno di un informazione, chiunque immagini il momento in cui incontrerà chi adesso gli manca o pensi alle bellezze che incontrerà nel suo prossimo viaggio, chiunque sia malinconico o solo nostalgico.

La tecnica di scrittura, la proprietà di linguaggio e la capacità di affascinare il lettore sono sicuramente d’aiuto ma sono scrittori sia i buoni che i cattivi scrittori indipendentemente che abbiamo o meno tecnica e capacità o un qualche tipo di talento.

Scrivere è un’attitudine, la tecnica si impara e la competenza si acquisisce, è la passione quella che non deve mancare. Quello che conta di uno scrittore è solo ed esclusivamente la percezione che egli ha di sé stesso. Scrivere è un mestiere solitario, tutto il resto che gira intorno alla scrittura non è altro che business di cui dovrebbe occuparsi chiunque ma non lo scrittore il cui unico pensiero dovrebbero essere le parole, gli occhi con cui le legge dal mondo e dai volti della gente, il tè, il whisky o, tuttalpiù, il tè al whisky.

 

Scrivere per passione, un atto puramente egoistico? Ovviamente sì. Chi non lo far per soddisfare il proprio ego lo fa per il piacere che ne trae, o una o l’altra e tutto si riconduce a questo.

La vita da scrittore non si descrive con le ore in cui scrive, legge o vive, ma solo per l’effetto che fanno le parole che mischia, la sopraffina arte dello scrivere per il proprio piacere. Quindi immaginate la scena, fatela vostra, e iniziate a scrivere.